Questo è il titolo di un interessante percorso di avvicinamento alla tematica del dopo di noi che la Fondazione Emmaus per il territorio Onlus, insieme alla Cooperativa Progetto Emmaus ed altre cooperative sociali, operatori del servizio pubblico, associazioni e famiglie sta portando avanti per riflettere su questo argomento.
Diversi gli spunti di riflessione che questo percorso formativo e di confronto tocca. Qualche parola chiave e le suggestioni che sta evocando in noi.
L’incontro. Forse il primo aspetto interessante semplicemente è proprio quello di creare uno spazio di pensiero nuovo, che non appartiene a nessuno ma è di tutti. Le giornate condivise vedono nel piacere di trovarsi e passare del tempo insieme la base da cui partire. Un tempo che si riempie poi di vari ingredienti: il viaggio, il confronto, l’ascolto reciproco, il momento conviviale del pranzo insieme a fine giornata.
Il viaggio itinerante. Territori diversi, un setting che si modifica e modella di volta in volta a seconda del tema che si affronta e del territorio che si va a esplorare. Cuorgnè, Biella, Tortona, Alba e poi Torino: un percorso geografico nel nostro Piemonte che va a scoprire le diversità e le modalità con cui le famiglie ed i servizi navigano in questo mondo.
La Co-progettazione, intesa nel senso più ampio e nei suoi molteplici risvolti. Per la famiglia ascoltare i bisogni del congiunto e non sostituirsi nella lettura dei bisogni stessi; per gli operatori abituarsi ad una co-progettazione continua che si modifica in base alle scelte delle persone e non si muove su modelli precostituiti; per le cooperative la possibilità di scrivere nuove pagine, interpretando questo cambio di paradigma e cercare possibili risposte che siano attendibili, sostenibili e rispondano almeno in parte alle aspettative.
Le non conclusioni. Questo è il tratto distintivo del percorso, nel quale Gianfranco Caramella, file rouge del gruppo di lavoro e collante, suggerisce traiettorie che pongono domande più che dare risposte. Questo seminare dubbi, senza la pretesa di predeterminare il raccolto è condiviso tra operatori, famiglie e volontari. La fiducia è anche legata alla possibilità di sperimentare che ci è stata data ed alla possibilità di sbagliare, perché autonomia significa anche sbagliare.
Il progetto di vita. L’eterogeneità che stimola a trovare spazi di riflessione condivisi per creare una cultura comune del dopo di noi. Un interrogativo che spesso ci accompagna è quello del dove ci collochiamo all’interno di una dinamica che ci pone tra due punti estremi ideali: da un lato la tutela, nostra, dei servizi, delle persone e dall’altro quello della promozione della massima autodeterminazione. Noi – operatori, famigliari, volontari – possiamo e forse dobbiamo abituarci ad abitare questo spazio che sta tra una funzione di tutela e una invece di stimolo all’autodeterminazione delle persone e alla promozione delle loro autonomie, accettando il rischio e quello che una posizione laica di ascolto ci suggerisce.
L’invito. È quello a partecipare al prossimo incontro, aperto a tutta la cittadinanza, che si terrà ad Alba, nel salone Polifunzionale del Seminario Vescovile, in piazza Vittorio Veneto 1, a partire dalle ore 9.30 di sabato 7 marzo. Dopo aver approfondito le aspettative personali, le paure, i timori nel primo incontro, ci si è soffermati nel secondo sugli aspetti normativi e legislativi e sulla loro applicabilità nei nostri territori, sondando possibili sviluppi dei servizi e nei servizi.
La Fondazione Emmaus per il Territorio Onlus