C’è chi abbandona un figlio, non necessariamente disabile, alla nascita perché forse non riesce ad avere certezze già sul “durante”. Noi, invece, se siamo a preoccuparci del dopo è perché, nonostante le tribolazioni, gli insuccessi, le rinunce, nonostante tutto, anche senza rendercene conto abbiamo raggiunto e fatto qualcosa di importante che non può andare perduto.
Dopo di noi, chi? Direbbe un politico oggi in auge.
Ma noi siamo noi e siamo unici e il rapporto con i nostri figli è unico.
Chi darà a Stefano il bacio della buona notte o del risveglio come noi? Chi saprà cogliere con uno sguardo il suo stato d’animo o il suo bisogno? Chi saprà fargli i pranzetti come noi? Chi si siederà al suo fianco per tutto il giorno e la notte se non starà bene cercando di capire ogni suo gemito? Chi sarà felice se lui sarà felice?
Probabilmente, anzi, sicuramente, nessuno come noi. E allora che cosa ci aspettiamo “dopo”?
Ci aspettiamo che altre persone che sono estranee, ma che pensano come noi perché hanno lo stesso problema o, non avendolo, credono in certi valori e se ne fanno carico, ci rincuorino, ci dimostrino che stiamo facendo parte di una comunità che oltre a vigilare che le Istituzioni facciano almeno ciò che devono, queste persone dunque, si impegnino a ricreare un ambiente per quanto possibile più vicino alla famiglia, in modo che Stefania possa continuare a fare le sue passeggiate che le piacciono tanto con un accompagnatore, che Stefano possa continuare a frequentare la piscina, che Luigi continui a seguire lo sport, che Andrea abbia le sue attenzioni, che Marco….., che Franca….e che tutti nelle loro “testoline” si rendano conto di essere entrati in una nuova famiglia e perché no, anche più divertente.
Alessandro Corte, fondatore