Nato nel 1937 a Savigliano da padre operaio e mamma casalinga.
Vive a Alba dal 1954. Frutto della sua determinazione è la Cooperativa sociale Progetto Emmaus.
Lui la presiede. La realtà opera nel campo della psichiatria e della disabilità, attraverso la gestione di strutture residenziali e di attività territoriali in convenzione con svariate Asl e Consorzi socioassistenziali del Piemonte.La Fondazione è il
suo prossimo obiettivo. Imminente ne è la costituzione: corona e suggella un progetto che ha ridato dignità a molti esseri umani, considerati – dagli affamati di luoghi comuni – «mezze persone».
L’artefice di questa riconosciuta realtà mutualistica e di solidarietà è Armando Bianco, ex dipendente Enel. La sua è unamissione. Quarantadue anni fa, un fatto la avvicinò alla disabilità. «13 luglio: a una coppia nacque il secondogenito. Lo chiamarono Andrea. Dopo alcune settimane manifestò disturbi. Fu ricoverato, dapprima nell’ospedale di Alba poi in quello Pediatrico di Torino. Diagnosi: Sindrome di Down. Al rientro a casa la coppia si ritrovò sola. Per un falso senso del pudore, per la mancata conoscenza del problema, per un condizionamento ancestrale, le persone che sino a quel momento erano state amiche si defilarono. Una religiosa, che collaborava con i sacerdoti della parrocchia di Cristo Re, suor Palmina, si rivolse a due giovani coppie e raccontò l’accaduto. Diventai, così, testimone di quel dramma e il mio moto interiore si avviò. Nacque il “Gruppo Spontaneo Handicappati”, un gruppo di pressione e sensibilizzazione nell’opinione pubblica».
Gli obiettivi raggiunti. «A metà Anni Settanta, si puntò sugli insegnanti di sostegno nelle scuole. Poi fu creato un Centro Diurno. In seguito nacque la prima Comunità Alloggio. In collaborazione con la Sanità, fu strutturato il Centro di Riabilitazione nell’ospedale di Alba. A fine Anni ‘80, quando andai in pensione, ideammo una Cooperativa di Lavoro: “Insieme”.
Ora ci lavorano 50 persone, un centinaio di volontari e ruotano 16 operatori». Chi l’ha aiutata? «Molti. Di persona, ma anche economicamente. Senza voler fare torto ad alcuno, perché
ogni somma ha dignità e ci ha aiutato a crescere, ricordo con estrema gratitudine la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e la signora Maria Franca Ferrero. Abbiamo dimostrato la nostra credibilità sul territorio e continuiamo
a impegnarci senza tregua». Perché volere creare la Fondazione? «L’intento è quello di attuare uno strumento “no profit” che sia in grado di intercettare risorse sul territorio da enti, istituzioni, famiglie, privati, per poter garantire sostenibilità a percorsi di crescita e di autonomia di persone con handicap, non prescindendo dal servizio pubblico,ma immaginandosi integrazioni e collaborazioni strette nella gestione, anche finanziaria, dei servizi». Il suo oggi. «A servizio della Cooperativa socialeProgettoEmmaus: non homai smesso di crederci». Ideare, progettare, credere e non mollare: lei ce l’ha fatta. «Ricordo un passo di Saint Exupéry: “Se vuoi costruire una nave, non devi dividere il lavoro, dare ordini e convincere gli uomini a raccogliere la legna. Devi insegnare loro, invece, a sognare il mare
aperto e sconfinarlo».