Armando Bianco l’ho conosciuto quando, giovane collega di mia madre, mi era stato vicino in un momento molto difficile della mia vita. Durante la mia malattia la sua era stata una presenza discreta e costante che lasciava trapelare le profonde motivazioni del suo modo di essere e di fare.
Cosi siamo diventati amici… e già allora avevo scoperto che Armando dedicava molto del suo tempo libero senza protagonismo e ben lontano da falsi pietismi a tante persone sofferenti per handicap fisici e psichici e faceva da supporto ai loro familiari.
Io intanto sono guarita, ho finito la scuola superiore, mi sono iscritta a Medicina e poi alla specialità di Pediatria. Il contatto con l’handicap, incominciando a lavorare, è diventato quotidiano e la conoscenza delle difficoltà affrontate dai genitori di bambini portatori di handicap è diventata più profonda.
Con Armando parlavo delle mie esperienze; acquisivo sempre di più la consapevolezza che dal punto di vista tecnico-medico potevo fare qualcosa ma non tutto e soprattutto che il buon senso e la comprensione non erano sufficienti.
Mi rendevo conto che i genitori erano comunque soli sopratutto al termine del ciclo scolastico dei loro figli, erano soli nel reagire ad una realtà che si presentava spesso negativa rispetto ad un progetto di recupero sia all’interno della famiglia che all’esterno.
Erano i genitori dei bambini con handicap a vivere in prima persona l’esperienza dell’emarginazione dei propri figli solo perché diversi e non adattabili al ritmo della «normalità».
Armando, stimolando la formazione del gruppo spontaneo handicappati, ha saputo creare un «qualcosa» dove queste persone potevano portare i loro problemi e dove potevano trovare chi cercava di aiutarli a rimuovere le loro tensioni e i loro disagi.
I genitori hanno avuto la possibilità di verbalizzare i loro sentimenti, di far uscire da sè lo stato di confusione emotiva, sociale, educativa, di confrontare le proprie esperienze personali.
In seguito il progetto di Armando si è allargato con la fondazione della cooperativa H Insieme in collaborazione con alcuni genitori che per primi avevano aderito e sostenuto il gruppo spontaneo.
Si è così realizzato il sogno di poter impegnare alcuni portatori di handicap ormai adulti e fuori dalla scuola in attività lavorative e di sollevare le famiglie costrette a vita in ruoli tanto più difficili e stretti quanto maggiori erano l’età e la disabilità dei loro figli.
Questo intervento, vivo e ricco dal punto di vista umano, si è integrato, rendendole maggiormente efficaci alle pratiche riabilitative sia all’interno delle famiglie che nelle strutture sanitarie.
Dott.ssa Margherita Raggi, Medico – Pediatra