Era il maggio dell’89 quando la Cooperativa H Insieme iniziava la propria attività.
Nel ricordare quel periodo vedo riaffiorare le speranze di allora e la sensibilità nascente verso un settore troppo a lungo trascurato. Ricordo soprattutto il periodo che precedette l’apertura della sede e rivivo quel clima in cui le attese ed i timori si susseguivano e si mescolavano in una altalenante fase di incertezza e di fiducia.
In quell’epoca ero il responsabile della gestione dell’USSL di Alba e, come tale, ero presente agli incontri di studio e di programmazione promossi dal Gruppo Spontaneo Handicappati, coordinato dal signor Bianco Armando.
Le discussioni non nascondevano la situazione reale, irta di difficoltà, di incertezze, di trabocchetti. Io avevo una esperienza professionale forse non sempre in linea con i programmi dei miei interlocutori, perché portavo il bagaglio di Direttore di Scuole Speciali (Asti – Alba – Chiusa Pesio) che mi inseriva in una visione burocratica e pedagogico-didattica del problema.
Qui, invece, bisognava cambiare mentalità e focalizzare diversamente il problema.
Occorreva anzitutto far maturare all’esterno l’idea di una struttura idonea e poi realizzata. E allora bisognava capire e immedesimarsi in chi viveva il dramma quotidiano dei figli in difficoltà e non poteva accontentarsi più di sterili enunciazioni di principio.
Noi «esterni» fummo tutti arricchiti e attratti dall’entusiasmo e dalla determinazione di questo gruppo di pionieri infaticabili che ripetevano con testardaggine che bisognava passare «dalle parole ai fatti».
I metodi didattici di pedagogisti insigni, quali il Decroly e la Montessori, andavano rivisti e supportati, nella pratica, da un grande e costante amore ed attenzione per il prossimo.
In questo clima la Cooperativa H Insieme aprì i battenti: inizialmente con tre ragazzi disabili, ma con validissime idee portanti. La battaglia contro la vacuità delle affermazioni senza costrutto era vinta: finalmente pensiero ed azione non comunicavano più disgiunti, a dimostrazione che il rispetto della persona umana muove e si concretizza da questo intreccio.
E’ per questo che il granellino di senape ha dato buoni frutti. Oggi la struttura si è ingrandita e perfezionata sotto ogni profilo ed è frequentata da una cinquantina utenti.
Si respira un clima di sensibilità per “egregie cose”.
E’ una bella realtà che si ripete di giorno in giorno con opere sublimi, il più delle volte nascoste, ma per questo maggiormente meritoria.
L’incoraggiamento e il ringraziamento ai fondatori e agli operatori è doveroso e sentito.
Dott. Stefano Sacchetto
Presidente USSL 65