Il dover fermarsi a riflettere ed a ripensare per scritto ad una esperienza che è di parecchi anni indietro mi ha portato a rifletterci su due piani: l’uno emozionale e l’altro della revisione critica. Vorrei con molta umiltà condividerla con voi.
Il piano dei ricordi delle forti emozioni mi riporta immediatamente alla vista di volti di persone che con me hanno condiviso in quegli anni «battaglie», ma sono soprattutto incontri, incontri che non sono state solo le riunioni (tante), ma incontri tra persone, tra chi viveva sulla propria pelle l’handicap, chi come genitore, accompagnava in questo difficile cammino di vita i propri ragazzi e chi come me credeva, e crede, in certi ideali e principi di giustizia.
Alcune di queste persone non sono più fisicamente in mezzo a noi, ma di loro è vivo in me il ricordo come se fino a ieri avessimo discusso e ci fossimo divertiti insieme; altri continuano il percorso della vita con le difficoltà, le ansie, le gioie che a tutti vengono distribuite; anche loro ricordo sempre pur essendomi impegnato in questi ultimi anni su altri fronti.
Questo è il piano emozionale che, anche più intimo, è molto difficile da trasmettere nella sua interezza.
Poi affiora la revisione critica e fra le molte cose una frase in questi anni mi era risuonata parecchio: «siamo tutti uguali». Su questa enunciazione, che è stata un nostro cavallo di battaglia, si è insinuata una riflessione che si è estesa dal settore handicap alle persone più in generale per arrivare a pensare e con forza a dire: «siamo tutti diversi». E mi spiego.
Il pensare che tutti siamo diversi è per me oggi una cosa che mi apre gli orizzonti, mi fa immaginare che solo così possiamo andare meglio incontro all’altro e vivere un rapporto di maggiore parità. Nelle diversità non risiede il male, come comunemente si pensa parlando del diverso, le particolarità che fanno di ogni individuo un essere unico, irripetibile, mi fanno meglio comprendere la bellezza del creato. Mi fanno capire che se uno non mi omogenea ad una tipologia di individui, ad una certa categoria, sicuramente scoprirà la mia vera essenza, cosa io posso dare, i miei difetti e le cose di cui veramente io ho bisogno.
L’affermare con forza, ad esempio che io sono diverso da un’altra qualsiasi persona della terra, aiuta me e l’altro a cercare di conoscere per meglio comprendere le nostre differenze di cultura, di religione, di esperienza passata di vita e quindi diventa una grossa possibilità di superare il razzismo strisciante fatto a volte di affermazione di principio ma non di sostanza.
Queste brevi riflessioni, unite alla convinzione che anche i DIRITTI devono essere commisurati alle esigenze del singolo (maggiori diritti – maggiori possibilità a chi ha meno strumenti psico-fisici-sociali-culturali) con la speranza che, penso, ci unisca ancora di lavorare con semplicità alla costruzione di una società che conceda tutti gli strumenti per poter ognuno realizzare il suo progetto di vita.
Nicola Conti, Educatore